Valentina Tamborra
Valentina Tamborra è nata a Milano nel 1983, dove vive e lavora. Fotografa e giornalista,
Si occupa principalmente di reportage e di ritratto, amando mescolare narrazione e immagine. Ha collaborato e collabora con alcune fra le principali ONG e con enti come AMREF, Medici Senza Frontiere, Albero Della Vita, Emergenza Sorrisi e Croce Rossa Italiana. I suoi progetti sono stati oggetto di mostre a Milano, Roma, Venezia e Napoli.
Ha pubblicato sui principali media nazionali (Corriere della Sera, La Stampa, la Repubblica, Il Messaggero, Il Manifesto, La Lettura, Famiglia Cristiana, Gioia, Inside Over) e ha partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive (Rai 1, Rai 3, Rai Italia, Sky, Radio 24, Radio Capital e Rai Radio2).
È docente presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano e tiene lezioni e workshop presso lo IED (Istituto europeo di Design) e la Naba (Nuova Accademia di Belle Arti). Nell’aprile 2018, in occasione del Photofestival di Milano, ha vinto il Premio AIF Nuova Fotografia.
❝Non avevo mai visto un grifone dal vivo e francamente li immaginavo più come creature mitologiche, al pari degli unicorni.❞
Del resto, è un errore comune se si pensa che sull’enciclopedia Treccani alla voce grifone troviamo: animale alato mitologico e fantastico (detto anche grifo) dalla testa d’uccello e dal corpo di leone.
In Sardegna, vicino a Capo Caccia nella zona del Bosano, questo meraviglioso uccello esiste e resiste.
Il progetto “Life Under Griffon Wings”, finanziato nell’ambito del nuovo Programma per l’ambiente e l’azione per il clima, ha come obiettivo principale proprio il miglioramento dello stato di conservazione di questo rapace.
In passato, la specie era diffusa su tante zone isolane; purtroppo, oggi in Sardegna l’avvoltoio Grifone si è ridotto a circa 130 individui localizzati nei territori di Bosa e di Alghero, trovandosi in uno stato di conservazione critico.
Per questo progetto ho compreso subito che mi sarebbe servita un’attrezzatura leggera, veloce e performante. Dovetti muovermi fra una clinica veterinaria, quella del Dottor Marco Muzzeddu, e il promontorio del Bosano, raggiungendo altezze elevate e rimanendo ore in appostamento sotto una tenda mimetica per vedere il grifone volare libero in natura. Animali meravigliosi, poetici, con un’apertura alare che arriva a 2,5 metri, sfruttano le correnti e somigliando in lontananza a dei piccoli aeroplani. La forma che assumono volando infatti è estremamente elegante e comprendo in breve quanto l’accezione negativa dell’avvoltoio sia dovuta solamente un preconcetto.
Per questo lavoro, di estrema delicatezza, ho scelto dunque due corpi macchina: FUJIFILM X-H2S, con ottiche XF100-400mmF4.5-5.6 R LM OIS WR e XF150-600mm F5.6-8 R LM OIS WR e la mia fidata X-T4 con ottica XF16-55mmF2.8 R LM WR.
La fotocamera X-H2S mi era stata consigliata da Simone Sbaraglia, anche lui X-photographer, con grande esperienza nella fotografia naturalistica. Mi troverò a utilizzare una caratteristica fondamentale della fotocamera: il riconoscimento automatico di soggetti animali mantenendo il tracking sull’occhio degli uccelli.
Questa funzione si rivelerà fondamentale soprattutto durante l’appostamento sul promontorio bosano. Nonostante la distanza e il movimento degli uccelli, infatti, non avrò problemi a seguirli mantenendo la messa a fuoco. Questa caratteristica della fotocamera mi ha accompagnato durante la realizzazione di questo progetto senza mai deludere le aspettative né sul campo, in natura, né tantomeno in spazi interni.
Nel visitare il centro faunistico diretto dal Dottor Marco Muzzeddu ho infatti utilizzato la fotocamera X-H2S per fotografare un’aquila reale senza infastidirla.
Animale meraviglioso salvato da un fenomeno di elettrocuzione grazie al rapido intervento del veterinario.
Usare un obiettivo importante a mano libera può preoccupare inizialmente, ma grazie alla precisione della fotocamera e al peso contenuto si è rivelata una strada assolutamente percorribile e che mi ha regalato ottimi risultati. Ho scelto così di utilizzare principalmente questo nuovo corpo macchina mentre ho destinato X-T4 ai momenti meno dinamici, come le foto in ambulatorio. Come sempre il sistema X risulta una scelta ottimale per chi si trova a lavorare in condizioni sempre diverse, dovendo muoversi spesso fra location con caratteristiche diversissime fra loro. Come fotoreporter oggi posso dire di aver trovato il mio “sistema del cuore”.
Il lavoro presso il Centro Faunistico e l’ambulatorio gestiti dal Dottor Muzzeddu mi ha riservato sorprese inaspettate. Non si è trattato solamente di vedere da vicino esemplari di grifoni giovani pronti per il rilascio in natura, ma anche falchi pellegrini, occhioni, un gufo reale, corvi e tartarughe. Non ultimo un cucciolo di cinghiale salvato da un cacciatore! Si, perché in questa isola straordinaria che mi ha regalato tante emozioni e tante storie negli ultimi due anni, esistono persone visionarie, come Dionigi e Marco e i loro collaboratori, che fanno del loro mestiere un percorso di conoscenza propria e altrui.
Il Centro Faunistico non si occupa solamente del recupero della fauna selvatica, ma anche di operazioni di sensibilizzazione nei confronti degli animali e del territorio, incontri nelle scuole, visite guidate al centro stesso, dialoghi con allevatori, cacciatori, persone che vivono il territorio affinché si crei e si mantenga un’armonia fra natura e insediamenti umani. Il Centro Faunistico di Bosa si fa esempio vivo e reale di come – con lo scambio e la conoscenza – si possa sperare davvero in un futuro migliore.
L’intervento portato avanti con il progetto Life Under Griffon Wings è sviluppato dall’Università degli Studi di Sassari in partenariato con il Comune di Bosa, l’Agenzia Forestas e il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Sardegna, grazie al networking con La Junta de Andalucia e la Vulture Conservation Foundation, alla collaborazione con gli Assessorati regionali alla Difesa dell’Ambiente, alla Sanità e all’Agricoltura, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, il Parco naturale regionale di Porto Conte, le associazioni Legambiente, Lipu e L’Altra Bosa.
Il lavoro è stato reso possibile grazie al sostegno di Fondazione Sardegna Film Commission e Regione Autonoma della Sardegna.
Assistente: Michele Piras.