03.09.2021 Sara Lando

GFX50S II: "More than Full Frame" x Sara Lando

Sara Lando

Vivo e lavoro a Bassano del Grappa, e divido il mio tempo tra il ritratto commerciale, la fotografia autoriale e l’insegnamento.
Una grossa parte del mio lavoro personale esplora l’identità, i confini tra ciò che è reale e ciò che è immaginato e il modo in cui la memoria si deteriora e si rimodella con il passare del tempo.
Sono interessata ai momenti in cui il rapporto tradizionale tra quello che siamo e il mondo che ci circonda si disfa e viene sostituito da una nuova definizione di quello che siamo o che potremmo essere.
Il mio lavoro consiste nell’uso di tecniche miste e comprende la fotografia, l’illustrazione, il collage ed elementi tridimensionali e materici. Le tecniche che utilizzo derivano da una curiosità giocosa e dall’interazione diretta con l’oggetto piuttosto che da tecniche digitali
Mi affascina la frammentazione e la degradazione dell’immagine e il concetto di creazione come conseguenza della distruzione fisica di un oggetto.
Come membro del Direttivo dell’Associazione Italiana Fotografi Professionisti Tau Visual mi interessa promuovere l’accessibilità e la diversità nel campo della fotografia, con una speciale attenzione al consenso informato e alla responsabilità che il fotografo ha nei confronti dei propri soggetti.

Quest'ultimo anno e mezzo è stato un frullatore su scala globale, ma se c’è un merito che gli riconosco è che ha reso evidente il nostro bisogno di connessione. Tanti di noi hanno dovuto passare così tanto tempo isolati dal mondo che a un certo punto abbiamo iniziato a chiederci se il mondo fosse reale, là fuori. Quando mi è stata data l'opportunità di testare la nuova GFX50SII ho deciso da subito che non mi sarei chiusa in uno studio con una modella e due luci e sapevo che non volevo che questo progetto girasse solo attorno a una fotocamera: volevo che diventasse la scusa per me per esplorare il mezzo fotografico e sviluppare la mia ricerca artistica in un modo più significativo.

Gran parte del mio lavoro ruota attorno al rapporto tra identità e memoria su un piano individuale, ma ho sentito il bisogno di saperne di più su come queste cose si intrecciano in una dimensione collettiva. Ho cominciato a fare ricerche su feste e rituali in tutta Europa e nel mondo, e soprattutto ad approfondire l'uso di maschere e costumi che vengono indossati dai singoli per rappresentare concetti astratti che toccano tutti: la fine dell'inverno, la morte, la fertilità, un buon raccolto, la storia di un popolo.


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Ho deciso di attingere ai miei archivi personali, alla storia della mia famiglia e di utilizzare materiali di recupero per costruire un mio set di maschere, che rappresentasse alcuni dei demoni che mi sono trovata ad affrontare mentre il mondo andava a rotoli, ma anche alcune delle idee e delle qualità che mi hanno permesso di non perdere completamente la bussola. Volevo creare qualcosa di nuovo partendo da qualcosa che c'era già, dalla spazzatura, da cose abbandonate, dimenticate. Mio padre è un tappezziere in pensione e la maggior parte delle passamanerie che ho usato hanno più di 50 anni. Ho recuperato frange e fiocchi dal suo garage, i prezzi sulle scatole polverose spesso erano ancora scritti in lire. La struttura della maggior parte delle maschere è stata costruita utilizzando materiali da costruzione recuperati da vecchi lavori di ristrutturazione, nastro adesivo, carta.

Ho lavorato seguendo il mio istinto, lasciandomi guidare dal piacere di costruire, incollando e cucendo per ore e ore. Per me era quindi importante essere in grado di catturare le texture dei materiali che stavo utilizzando e lavorare con il medio formato è il modo migliore per conferire una qualità tattile alle mie immagini. Non è solo una questione di megapixel: lavorare con il sensore CMOS da 43,8x32,9 mm di GFX50SII significa che la qualità tonale dell'immagine, la gamma dinamica e il bokeh vanno decisamente oltre rispetto a quelli di una fotocamera full frame.


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Lavorare con GFX50SII mi è sembrato più simile allo scattare con GFX100 che con la “vecchia” GFX50S (a cui voglio molto bene, visto che è ancora la mia fotocamera principale: per quanto mi piacesse la messa a fuoco rapida e l'IBIS da 6.0 stop della sorella maggiore, in realtà preferisco lavorare con file più piccoli in quanto facilitano il mio flusso di lavoro. La novità è che ora non devo scegliere, visto che queste funzionalità sono state implementate nel nuovo modello).

Non appena ho iniziato a intravedere una direzione per questo progetto ho contattato Selamawit Biruk e Vittoria Caneva, due meravigliose danzatrici contemporanee, con cui avevo già lavorato in passato, per chiedere loro di aiutarmi a dare vita ai costumi. Le ho scelte perché potevano attingere ad archivi di movimento diversi: Vittoria è una ballerina potente ed energica con un background nella danza classica, Selamawit è originaria dell'Eritrea e il suo approccio al movimento è sottile e ricco di narrazione. Sono venute nel mio studio, hanno provato tutti i costumi e hanno aggiunto le proprie interpretazioni alle maschere. Il loro contributo è stato fondamentale per capire cosa avrebbe funzionato e cosa no e per fare una selezione finale delle maschere da portare in location.

@Elena Bovo

In effetti, una cosa è stata chiara fin dall'inizio: GFX50SII non è una fotocamera pensata per stare semplicemente in uno studio. Il peso leggero abbinato alla stabilizzazione “in-body” dell'immagine a 6,0 stop a 5 assi, assieme alla tropicalizzazione, permettono non solo di scattare in condizioni difficili senza doversi preoccupare dell’attrezzatura, ma anche di scattare a mano libera tutto il giorno senza doversi preoccupare del motion blur, che non è assolutamente scontato quando si scatta con fotocamere di medio formato.

Volevo che la location fosse significativa per il progetto e non ci è voluto molto per decidere dove volevo scattare: le Dolomiti sono il luogo in cui vado quando il mio cuore ha bisogno di guarigione. Sono state dichiarate Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO per dei buoni motivi, sono un luogo di incredibile bellezza e ricco di storia: durante la prima guerra mondiale, la linea del fronte tra l'esercito italiano e austro-ungarico correva attraverso le Dolomiti, e ancora oggi è possibile vedere le trincee e i buchi lasciati dalle palle di cannone. Nel 2018 la tempesta Vaia ha colpito le montagne e ha raso al suolo intere foreste, uccidendo milioni di alberi. Da allora il lavoro instancabile di tante persone sta riportando in vita la montagna, ricordando a tutti l'importanza di prenderci cura delle cose che amiamo, anche di fronte alla distruzione. È un messaggio di speranza.


  • @Elena Bovo

     


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Abbiamo lavorato in condizioni meteorologiche incredibilmente instabili, con finestre di tempo molto piccole tra ogni set e la luce che cambiava in continuazione. È quando mi trovo in condizioni simili che voglio che la mia attrezzatura, semplicemente, funzioni: non voglio dover lavorare attorno ai limiti della mia fotocamera, voglio che la mia fotocamera mi aiuti a superare i miei. La capacità di mettere a fuoco con velocità e precisione è stata probabilmente la mia principale preoccupazione e sono rimasta impressionata dalle prestazioni di GFX50SII: sono riuscita a catturare tutti gli scatti che volevo anche con un soggetto in movimento e la luce naturale che cambiava drasticamente in pochi minuti.

@Elena Bovo


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La fotocamera non è stata ancora presentata e messa in commercio nel momento in cui sto scrivendo, quindi non sono stata in grado di verificare la qualità dei file RAW, ma onestamente mi sono ritrovata a non averne bisogno. La gamma dinamica di questa fotocamera è una cosa pazzesca e anche in situazioni ad alto contrasto non sono dovuta scendere a compromessi per ottenere dettagli sia nelle luci che nelle ombre, a meno che non fossi io a voler spingere la foto in un modo o nell'altro per ragioni artistiche e le simulazioni di pellicola mi danno costantemente una ricchezza di colori che comunque faticherei a replicare.


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Un'altra cosa che ha aiutato con il ritmo serrato della giornata è stato l'uso di un obiettivo zoom: io scatto quasi esclusivamente con obiettivi a focale fissa, ma in location e sotto la pioggia non sono sempre così felice di continuare a cambiare obiettivo tra uno scatto e l'altro. Mi fa perdere tempo, significa che devo stare più attenta per evitare che la polvere si infili nel sensore, mi manda a gambe all’aria il flusso della mia interazione con il soggetto. Ho potuto testare il GF35-70mmF4.5-5.6WR e sono rimasta piacevolmente colpita dalla qualità che i progettisti sono stati in grado di infilare in un obiettivo così piccolo: con i suoi 440g e la sua struttura collassabile non aggiunge quasi peso alla fotocamera, che fa la differenza tra poter scattare per ore e dover prendere appuntamento dal fisioterapista.
Usare uno zoom permette anche di scattare inquadrature diverse nel giro di pochi secondi, offrendomi più immagini tra cui scegliere in fase di editing.


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GFX50sII utilizza una batteria NP-W235: è più piccola rispetto a quelle usate nel modello precedente, ma dura decisamente di più (ho scattato tutta la mattina con una sola batteria). Se avete una X-T4 come mirrorless APSC, le batterie sono intercambiabili, il che è una bella comodità!


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Lavorare con il medio formato per me significa anche poter stampare su materiali diversi riuscendo a riprodurre dettagli con una qualità complessiva che era possibile in precedenza. Il file per me non è quasi mai l'ultimo passaggio del processo creativo, per quanto mi diverta vedere la foto sullo schermo e zoomare per sempre: è il punto di partenza per altri esperimenti che mi permetteranno di esplorare e spingere oltre il mezzo, divertirmi a sperimentare e imparare dai miei fallimenti. Ultimamente mi trovo spesso a riflettere sul rapporto tra la fotografia-come-oggetto-fisico e il corpo: questo progetto è iniziato su una macchina da cucire e mi sembrava giusto farlo finire lì, consapevole che probabilmente si tratta solo di un ennesimo punto di partenza per nuove esplorazioni.
Questo è possibile perché so di poter contare su un sistema a cui non sento mai di dovermi adattare, ma che supporta le mie idee e permette di dar loro vita.


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