20.09.2019 Giorgio Cravero

Giorgio Cravero: Geometries

Giorgio Cravero

Giorgio Cravero è nato nel 1975 a Torino, dove vive e lavora. Laureato in Comunicazione visiva all’Istituto Europeo di Design, inizia la sua carriera occupandosi di fotografia d’architettura e still life.
Esperto di fotografia tradizionale analogica e di fotografia digitale, grazie alle nuove tecnologie ama connettere le due diverse tecniche in modo da enfatizzare e comunicare il suo modo di percepire la realtà, privilegiando la luce nelle sue significative declinazioni per interpretare spazi, forme e materiali.
Nel 2012, dopo averne fatto parte come socio, diventa titolare di Studio Blu e da subito, rispettandone la storia e la tradizione professionale, lo innova con una costante ricerca attraverso l’uso creativo degli strumenti informatici in relazione agli attuali canali mediatici.
Oltre alle realizzazioni fotografiche si dedica a produzioni video, creando un team di collaboratori in grado di fornire un linguaggio visivo declinabile sui più diversi mezzi di comunicazione. Una struttura capace di gestire i progetti dalla creatività alla produzione fino alla postproduzione, concentrandosi maggiormente su specifiche tipologie di immagini quali beverages e food.
Nel 2016 vince il prestigioso premio internazionale biennale Hasselblad Masters Award per la categoria Still life, diventando così il primo italiano ad aggiudicarselo per quella categoria.

Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. […] La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso. Paul Valéry ha detto: “Si deve essere leggeri come l’uccello che vola, e non come la piuma.”
ITALO CALVINO, Lezioni americane, 1988.

Geometries è una ricerca di contrapposizioni; da un lato le forme spigolose dei solidi con la loro statica regolarità, gli angoli precisi e le linee ben tracciate, dall’altro il colore liquido, morbido, sinuoso, dalle curve fluide dinamiche e casuali.
E ancora.
Da un lato texture di colori opachi, pastello, morbidi, dall’altro il lucido saturo e liscio della tempera liquida, dai riflessi guizzanti.
E infine l’equilibrio, rappresentato dall’istante.
Qui, i vari elementi contrapposti interagiscono, dando vita a nuove forme e nuove geometrie.

PRE-PRODUZIONE

Una volta che il progetto ed il risultato che volevamo ottenere erano ben chiari in testa, abbiamo iniziato la ricerca dei materiali da utilizzare.
Effettuando una ricerca online, abbiamo trovato dei solidi geometrici realizzati in legno che si adattavano perfettamente al nostro scopo ed effettuata una scelta tra le varie forme disponibili, abbiamo acquistato una quantità sufficiente di forme sia per colorarle di colori diversi, sia di avere minimo tre pezzi dello stesso colore. Questo perchè non sapevamo quanto saremmo riusciti a lavare le singole figure senza rovinare la colorazione, ed ad ogni scatto dovevamo pulire tutto il set.

Riguardo invece alla scelta dei colori da utilizzare, abbiamo optato per della tempera liquida da utilizzare per gli splash. Questo da un lato ci permetteva di avere dei colori molto brillanti ed una densità gestibile attraverso la diluizione della tempera con l’acqua, dall’altro, essendo il colore stesso a base d’acqua, era facilmente lavabile.
Per colorare i solidi, invece, abbiamo optato per smalti OPACHI e colori pastello (fondamentale per la contrapposizione che cercavamo).

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Rimaneva da risolvere la costruzione vera e propria del set. Volevamo un fondo grigio chiaro, in modo da avere una base neutra per far esplodere la saturazione dei colori. Un fondale di carta per lo sfondo era perfetto, ma per poter gestire la pulizia del piano d’appoggio tra uno scatto e l’altro, dopo diverse prove, abbiamo optato per utilizzare un vetro antiriflesso sopra al fondale di carta, della stessa misura del piano di appoggio e attaccato ad esso tramite silicone, in modo che la tempera liquida non si infiltrasse tra il vetro ed il piano d’appoggio. Sapevamo che avremmo dovuto pulire tutto dopo ogni singolo scatto, e cambiare fondo ogni volta sarebbe stato impossibile.

PRODUZIONE

Prima ancora di ragionare sull’illuminazione, dovevamo decidere le composizioni. Una giornata intera è stata dedicata allo scatto dei solidi, prima ancora di colorarli in modo da decidere le composizioni dei solidi e soprattutto per poter scegliere composizioni che fossero coerenti per tutte le immagini del progetto.

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Una volta scelte le composizioni, abbiamo colorato i solidi in Photoshop, in modo da decidere le varie cromie all’interno dei singoli scatti, poi abbiamo fisicamente colorato i solidi seguendo i vari layout concordati.
Avendo poi gli stessi solidi in colori diversi, abbiamo fatto un ulteriore giro di scatti, questa volta con il set e l’illuminazione definitiva, ma ancora senza splashes, in modo da vagliare tutte le varianti di colore dei solidi e scegliere le combinazioni definitive prima dello shooting vero e proprio.

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Prima di allestire il set, siamo partiti dal proteggere lo spazio e le attrezzature tramite dei nylon, tenendo il generatore e le torce il più lontano possibile, cosa da tenere sempre in altissima considerazione quando si lavora con liquidi e corrente elettrica. Riguardo all’illuminazione, il fondo è stato illuminato in maniera uniforme tramite due torce flash riflesse su pannelli di polistirolo. In questo modo avevamo la certezza di non avere punti più luminosi nello sfondo dati dalla parte centrale della torcia.Una torcia con ombrello profondo e diffusore frontale è stata invece piazzata esattamente sopra i solidi. L’ombrello profondo e ulteriormente diffuso, ci ha permesso di ottenere una luce morbida, a cascata dall’alto, ma al tempo stesso direzionale.L’aggiunta di una quarta torcia, diretta e con parabola, posta a 45° verso il basso ed a sinistra della camera, serviva per saturare i colori e generare un riflesso sulla tempera lucida, enfatizzandone la contrapposizione con i colori opachi utilizzati per verniciare i solidi.

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La camera è stata posizionata all’altezza del piano d’appoggio, frontale e sufficientemente distante da permetterci di gestire gli Splash senza pericolo. D’obbligo è stata quindi la scelta dell’ottica (GF120mmF4 R LM OIS Macro), un medio-tele che non comprimesse troppo le prospettive, e che al contempo mantenesse un’incisività incredibile anche a diaframmi molto chiusi. Per poter avere tutto a fuoco, infatti, siamo stati costretti a scattare a f/22, e solo la combinazione della GFX 100 e del GF120mm, ci ha permesso di ottenere il risultato desiderato, sapendo già che avremmo stampato il progetto in grande formato.
Riguardo invece alle luci utilizzate, la scelta di flash Profoto, ed in particolare il generatore Pro-10, ci ha permesso di avere da un lato la potenza necessaria per scattare a f/22 senza dover alzare gli ISO (abbiamo scattato tutto a 100 ISO), e contemporaneamente una velocità di emissione del lampo adatta a congelare totalmente gli splashes.
La scelta poi di non utilizzare delle cellule per far partire i flash, ma di sincronizzare “a mano” il lancio della tempera e lo scatto, ci ha permesso, pur costringendoci naturalmente ad alcuni errori, di ottenere il momento e la forma migliore dello splash, arricchendo la varietà degli scatti, che altrimenti, data la regolarità delle fotocellule, sarebbero stati troppo simili.
Durante lo shooting eravamo in tre. Uno si occupava del lancio della vernice, uno lavava immediatamente i solidi in modo da pulirli tra uno scatto e l’altro ed io in camera a scattare. Dopo ogni singolo scatto, la composizione veniva millimetricamente ricreata utilizzando la sovrapposizione in Capture One. Collegata la GFX 100 in tethering, ed attivato il Live View, eravamo in grado di sovrapporre perfettamente i solidi allo scatto precedente, rimanendo totalmente fedeli alle scelte fatte precedentemente.

POSTPRODUZIONE

L’estrema cura in fase di produzione e di scatto, unita all’estrema fedeltà nella riproduzione dei colori del sistema GFX, ci hanno permesso di mantenere il livello di postproduzione al minimo indispensabile: sviluppo del RAW e pulizia.
L’utilizzo del Color Chart prima di scattare, in modo da neutralizzare dominanti di colore fredde dovute dai flashes settati in modalità SPEED, e l’utilizzo del profilo VELVIA già in fase di scatto, ci hanno infatti permesso di ottenere le giuste cromie e la desiderata saturazione e vividezza dei colori già in fase di ripresa, e dopo la selezione delle 7 immagini definitive, come accennato prima, la fase di postproduzione si è limitata ad un corretto sviluppo del RAW, ad una pulizia generale dell’immagine (qualche granello di polvere, nonostante l’estrema cura nel pulire il set ogni volta) e, su alcuni scatti, all’eliminazione di “parti di mano” parzialmente presenti nell’inquadratura a causa dei lanci di colore.

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