05.02.2020

X100V "My Milestone" - Alberto Buzzanca

Nel 2011, quando hanno presentato Fujifilm X100, è stato amore a prima vista. Sono stato immediatamente attratto dal suo design vintage, inconfondibile. Utilizzandola, ho capito che era la macchina perfetta per il mio modo di fotografare. Da allora non l’ho più abbandonata. È sempre stata per me un ottimo secondo corpo macchina.

Qualche mese fa ho avuto il privilegio di testare la nuova Fujifilm X100V. Una macchina tascabile, con prestazioni elevate.

Ho eseguito il servizio fotografico nel mio studio, con due modelle.
Una situazione diversa per questa tipologia di macchina fotografica, solitamente utilizzata in ambito street e reportagistico.
Penso sia interessante far conoscere le molteplici potenzialità di questa compatta professionale, adatta a molti ambiti, tra cui anche ritratto e moda.

L’obiettivo, ormai un must della Serie X100, è un 35mm fisso a luminosità f2.0, perfetto per la ritrattistica, in quanto offre un punto di vista molto realistico.
Questa focale invita ad avvicinarsi al soggetto da riprendere, aiutando così l’interazione, fondamentale per eseguire un buon ritratto.

Spesso, cosa incredibile per molti fotografi quando lo racconto, scatto direttamente in jpeg.
Mi trovo molto bene con le simulazioni pellicola Fujifilm. Le trovo perfette per il mio stile, in particolar modo le simulazioni Classic Chrome e Acros che creano un file che non necessita di ulteriore postproduzione.

Ho utilizzato molte volte la Serie X100 in studio e non mi ha mai deluso.

Fujifilm X100V ha molte novità.
Oltre ad avere una nuova ottica totalmente ridisegnata, ha prestazioni più performanti rispetto al modello precedente.

Sono solito scattare in luce ambiente e devo dire che sono rimasto molto colpito dalla messa a fuoco veloce e precisa, anche in situazioni di scarsa luce.
Nei primi anni (1994) lavoravo per riviste di moda e svolgevo reportage e redazionali molto spesso in location esterne.
Da questi servizi, ho imparato a capire come utilizzare al meglio la luce naturale che trovavo nelle diverse situazioni.
Potevo imbattermi in un cielo molto luminoso, scattando a mezzogiorno, oppure potevo trovare una giornata nuvolosa e avere una luce più morbida.
Comunque sia dovevo portare a casa il servizio.
Ho imparato ad adattarmi alle differenti luci che trovavo giornalmente.

È stata una esperienza che ha forgiato sempre più il mio stile.

Anche in studio, ho delle ampie finestre in vetro zigrinato disposte a Nord-Est, dove filtra una luce molto morbida.
Nel servizio eseguito con le modelle Elisabetta e Marilena, ho utilizzato sia luce ambiente, che due luci led da 200W con diffusori bank 50×140.

Utilizzo molto spesso luce continua a led perché riesco ad avere il pieno controllo delle luci, in modo immediato.
Così, una volta impostati tempi e diaframma in macchina, posso dedicarmi esclusivamente alla persona che sto ritraendo.
Solitamente scatto per pochi minuti, al massimo 5, poi eseguo dei brevi intervalli nei quali scarico le immagini e le visiono sul monitor con il cliente.
È una buona tecnica. Ho notato che il cliente, visionando immediatamente le fotografie, si rende conto dei risultati che stiamo ottenendo e si carica di nuove energie per svolgere al meglio il lavoro prefissato.
Non a caso, gli ultimi scatti di ogni servizio, sono sempre i migliori.

L’intesa tra fotografo e persona da ritrarre è essenziale per riuscire a realizzare delle immagini di qualità e si deve basare su rispetto e fiducia.
È importante il clima che si crea durante il set fotografico dove il fotografo deve guidare con sicurezza le varie fasi dando tutte le indicazioni alla persona da ritrarre e mettendola a proprio agio. Concentrazione ed empatia durante il lavoro sono fondamentali per riuscire ad ottenere immagini spontanee e reali.