28.09.2022 Marco Urso

X-H2S - Artico: riflessioni fotografiche ed ambientali di Marco Urso

Marco Urso

Marco è un fotografo e giornalista di wildlife e reportage. Pubblica e scrive per le riviste italiane Oasis e Natura e in lingua inglese e tedesca per il magazine Go Elsewhere. Le sue immagini sono state esposte in musei e mostre a Washington, Londra, Dublino, Mosca, San Pietroburgo, Colonia, Singapore e in svariate città italiane. E’ stato finalista o vincitore dei più importanti concorsi internazionali come quelli di National Geographic, Nature Best, Wildlife Photographer of the Year, Travel Photographer of the Year, Glanzlichter, Big Print, European Photographer of the Year. Negli ultimi tre anni ha ricevuto più di 150 riconoscimenti a livello internazionale.  E’ stato nominato “Autore dell’anno italiano 2017”. Fondatore e direttore dell’Accademia di Fotografia. Ha visitato 74 paesi. 

Dopo un’attesa di oltre due anni, dovuta alle restrizioni da Covid, ho potuto finalmente prendere parte alla consueta crociera di inizio estate nell’Artico, intorno alle isole Svalbard.  
 Si è trattato del mio nono viaggio dal 2010 in questi splendidi territori e da allora ho potuto, non solo provare diverse attrezzature fotografiche, ma anche notare i cambiamenti del territorio. 

Le Svalbard, nel periodo estivo, permettono di avere 24 ore di luce, con un’esperienza fotografica immersiva dal punto di vista paesaggistico, di fauna e di avifauna, ma l’attore principale, rimane l’elusivo orso polare, il vero simbolo di questi territori. 

marco urso xh2s

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Questa volta avevo con me il nuovo corpo macchina X-H2S con l’altrettanto nuovo obiettivo XF150-600mm. Mi sono portato anche un XF10-24mm per coprire le riprese grandangolari, anche se sempre più frequentemente utilizzo il range di focale tra i 100 e 200mm e talvolta oltre nei paesaggi. Ciò mi permette di isolare particolari e di arrivare a cogliere dettagli scenici altrimenti non visibili. 

In Artico, una considerevole quantità di scatti viene fatta dallo Zodiac a mano libera, con il consueto beccheggio del gommone che in queste zone può essere importante e disturbare le riprese. Diventa pertanto fondamentale possedere un’ottima stabilizzazione del comparto corpo macchina/obiettivo e ancor più che il sistema fotografico scelto sia maneggevole e duttile. Con l’acqua salata e un gommone che “balla” non è consigliabile cambiare ottica. L’operazione non sarebbe esente da rischi. Usare cavalletti o monopiedi su un gommone non è possibile.  

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Da subito, rispetto ad altri sistemi usati da alcuni partecipanti del mio gruppo, si è resa evidente la differenza del sistema Fujifilm X descritto, con il suo peso contenuto e con un’escursione di ripresa che, paragonato al full frame, andava dai 225 ai 900mm. La combinazione è stata impagabile. Ciò mi ha permesso di arrivare a cogliere particolari che altri erano impossibilitati a fare, senza cambiare ottica. In questo modo ho potuto realizzare foto di paesaggio, di uccelli in volo e posati, anche lontani, ho contestualizzato soggetti ed iniziato ad avere scatti utili quando altri ancora non potevano per la lontananza. 

La nota dolente non è arrivata dalle riprese, ma dal fatto che per la prima volta si è dovuti navigare oltre l’82° parallelo per incontrare il ghiaccio. Al di sotto di questa posizione del ghiaccio non vi era traccia. L’orso l’abbiamo incontrato varie volte e l’abbiamo potuto riprendere su uno sfondo sicuramente inconsueto, ma il significato che questa situazione cela è preoccupante: il riscaldamento globale è tangibile in Artico più che in ogni altra parte del Pianeta. Ormai si prevede che nella migliore delle ipotesi per la fine del secolo non vi sarà quasi più ghiaccio in Artico.  
L’orso polare ripreso tra le rocce è un triste segnale per tutti noi.  

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