28.12.2021 Riccardo Spatolisano

Riccardo Spatolisano: X-E4 (seconda parte)

Riccardo Spatolisano

Mattatore d’orizzonti, caratterizzato dal continuo approfondimento tecnico e stilistico in ambito fotografico. Il wedding è il suo punto d’inizio, declinatosi con gli anni nelle altre forme che i sentimenti possono assumere nella vita.
Ciò che è nato come studio all’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata a Roma, è divenuto negli anni un vero e proprio “sentimento lavorativo”: la passione non solo per l’immagine, ma anche per la cultura estetica che ne deriva.
Cattura gli eventi fondamentali della vita di chiunque – quelli da vivere e rivivere, per intenderci: quelli durante i quali vorremmo tutti poter premere il tasto Pausa – e li restituisce ai protagonisti convertendoli in forma e colore. Ha una passione inesauribile per il linguaggio visivo, l’approfondimento stilistico e le sue infinite potenzialità.
La sua esperienza, maturata in una forte contaminazione di ambiti differenti, l’ha portato a voler fondere competenze diverse per creare una cultura consapevole dell’immagine.
Il suo nome è Riccardo Spatolisano, è papà di Tommaso e marito della bella e insostituibile Alessandra.
Il suo percorso di crescita l’ha visto assistente di Angelo Cricchi (mentore di conoscenza) dal 2003 al 2005, freelance per gli anni successivi. Tra corsi di formazione in tutto il mondo, ha collaborato con numerosi fotografi.
All’inizio del 2013 Riccardo ha deciso di costruire progetti che vestissero la sua identità. Oggi Riccardo Spatolisano Photography, WHITEiNK, WHITEoff, sono il frutto di questa ricerca in continua evoluzione

Il viaggio riprende…

Dicevamo nella prima parte di questa recensione che i compromessi sono spesso necessari per fare dei passi in avanti…
Nel nostro caso, con X-E4, non avere la stabilizzazione interna e la finitura WR (Weather Resistant), oramai stabilmente presente nella serie X-T, può da molti essere considerato “un tallone di Achille”.
Non dimentichiamo però che, a parte il tallone, Achille possedeva molte qualità ma soprattutto una grande forza…
A questo punto tocca a noi scoprire quella forza!
Non c’è mai una seconda prima impressione, quindi prima di capire come questa macchina mi ha conquistato, ci fermiamo qualche istante ad osservarla.

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Fujifilm X-E4 è stata letteralmente spogliata di qualunque cosa potesse essere considerato di troppo o non strettamente necessario per una fotografia di viaggio o di strada.
Soprattutto il corpo e i controlli della fotocamera sono stati modificati e ridotti rispetto alla precedente X-E3.
Forse questa è stata la chiave vincente per dare un’identità chiara a questo mezzo così intrigante dal design cosi asciutto e minimale.
Come nell’abitudine degli sviluppatori della casa giapponese la contaminazione anche in questo caso è evidente.
Nello specifico si vedono chiaramente i tratti della serie X-A (Entry Level della gamma X), ulteriormente asciugati e ridotti all’osso.

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L’X-E4 condivide il suo mirino OLED da 2,36 M pixel con l’X-S10. Lo schermo posteriore è un touchscreen da 1,63 milioni di punti che si piega verso l’alto o verso il basso di 180 gradi, per utilizzo in selfie o per riprese video in stile vlogging, nel mio caso per punti di ripresa non tradizionali.

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Lo stile sembra essere una miscela delle precedenti fotocamere X-E e X-A, ma il sistema di controllo della velocità dell’otturatore, la ghiera di compensazione dell’esposizione insieme alla struttura principalmente in metallo, è indiscutibilmente X-E.
Se scorriamo con lo sguardo lungo tutto il corpo ci accorgiamo che ghiere e pulsanti sono differenti rispetto a prima.
Sul fronte macchina è stato eliminato il selettore per il tipo di messa a fuoco (M/S/C).

Nella parte posteriore invece sono spariti i pulsanti a croce intorno al joystick e la ghiera di comando. Scompare anche il poggia-pollice posteriore, che nella X-E3 ospitava anche il tasto Q e l’AF-Lock.
Nella X-E4 il tasto Q ora si trova sulla calotta in lega di magnesio; mentre l’AF-Lock e l’AE-Lock condividono lo stesso tasto e sono posizionati in linea di successione al pulsante Drive/Delete e a quello del Play.
Anche qui io ritengo che, come in tutte le cose, basta abituarsi.
Molti hanno battezzato questo minimalismo “forma a mattone” a causa della totale assenza di protuberanze normalmente necessarie a rendere la macchina più ergonomica.
Ogni accenno di impugnatura polverizzato se non la texture sul corpo macchina.

In questo modo la macchina diventa più “tascabile” (anche se una tale affermazione dipende esclusivamente dall’obiettivo con cui viene abbinata).
Questo è decisamente evidente nel momento in cui la si tiene tra le mani insieme al nuovo “pancake” XF 27mm F2.8 WR.
X-E4 è diventata una fotocamera ancora più sobria delle precedenti e più adatta ai viaggi.
L’idea che si ha subito, è quella di sentirsi a casa.
Per chi conosce già a fondo la Serie X avrà la sensazione di un “Déjà vu” ma da un sapore nuovo, dirompente e diretto.
La prima sensazione nonostante le ridotte dimensioni è di avere tra le mani un oggetto prezioso; infatti, come da tradizione Fujifilm, la macchina è ben rifinita in ogni suo dettaglio.

Anche in questo caso è disponibile in due versioni (completamente nera oppure bicolore argentata e nera).
Presentata come una compagna fotografica di viaggio compatta e divertente, la X-E4, ti incoraggia a tenerla con te ovunque tu vada.
Equipaggiata con l’ultima combinazione disponibile di sensore (sensore di dimensioni APS-C da 26 MP) e processore Fujifilm, l’X-E4 eredita molte delle eccellenze più recenti di casa Fujifilm, primo tra tutti l’auto-focus evoluto, caratteristiche video più ampie e velocità di scatto a raffica davvero sorprendenti.
E per chi ama il cotto e mangiato del JPEG, ora sono disponibili diciotto simulazioni di pellicola che Fujifilm continua ad implementare. Una sorta di “trucco e parrucco” per le immagini in Jpeg che può davvero alterare il “mood” di una scena. Sembra di utilizzare le pellicole analogiche (su cui Fujifilm ha investito anni di ricerca).

Venendo all’utilizzo nella pratica, in mare aperto, d’estate o inverno che sia, le problematiche più frequenti sono: la costante imprevedibilità delle condizioni meteorologiche e il sale…
Il clima globale sta mutando e anche il Mar Mediterraneo sta modificando la sua veste… spesso si ha la sensazione di trovarsi ai tropici dove il clima è più umido ed i cambiamenti sono più repentini.

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Chi vive al mare è consapevole di quanto il sale, a lungo andare, corroda qualunque cosa…
Nei luoghi di mare il sale è presente ovunque, anche nell’aria, e considerando che l’umidità relativa è sempre molto alta, alla fine lo si trova su qualsiasi superficie!
A questo punto cambiano le carte in tavola e quando si deve ragionare su quale sia il mezzo più adatto in un contesto di questo tipo bisogna considerare molti più fattori.
Alcuni dei quali legati alla sua capacità di resistere agli agenti atmosferici.
Qui arriviamo alla questione WR su cui ho visto molti essersi pronunciati.

La macchina mi ha accompagnato per due mesi circa, tra una barca e l’altra ed in qualsiasi situazione meteo.
Devo dire in totale onestà che all’inizio anche io avevo qualche timore sulla scelta di non attrezzarla di questa dotazione, soprattutto per le condizioni in cui spesso mi trovo a lavorare…
Fortunatamente mi sono ricreduto subito ed ora vi spiego perché.
Credo che dietro alla dicitura WR ci sia da sfatare qualche mito.
Innanzitutto bisogna chiarire la differenza tra Weather Resistant (WR nel nostro caso) e waterproof.
Nel senso più semplice, un’attrezzatura waterproof offre il massimo livello possibile di protezione da pioggia e neve. Mentre un prodotto Weather Resistant offre un buon livello di protezione ai diversi agenti atmosferici.
Tutto questo dipende dal tipo di materiale utilizzato e da come il prodotto viene costruito e assemblato. Un materiale resistente all’acqua (water e weather resistant) è stato dotato di particolari guarnizioni ed è costruito così preciso che l’acqua (polvere, sabbia, ect.) fatica a passare.
Un materiale impermeabile (waterproof), d’altra parte, fornisce una barriera completa all’acqua per sua natura.
Quindi, semplificando, quando ci si riferisce ai materiali si parla di impermeabilità, invece quando si definisce un materiale weather resistant, si sta prendendo in considerazione il modo in cui il prodotto è stato assemblato e sigillato.
Detto questo è ovvio dire che anche quando siamo in presenza di una macchina fotografica o un obiettivo WR, questo non significa affatto che abbia una barriera assoluta agli agenti atmosferici, quali polvere, sabbia e nello specifico acqua appunto; tanto meno è pensabile che una fotocamera possa essere immersa completamente in acqua senza credere che questa alla fine non entri al suo interno.
Quando si costruisce un oggetto WR si cerca di aumentare solamente il tempo in cui questi agenti possano entrare rispetto ad un mezzo non WR.
A questo punto, vi assicuro per esperienza personale che qualche goccia ed un pò di polvere non sono assolutamente una discriminante per non considerare questa macchina come un’ottima alleata nella fotografia di viaggio o da strada.
Durante l’uso in mezzo al mare è spesso capitato che si bagnasse o che io la usassi con le mani bagnate ma la macchina non ha mai accusato alcun problema.
Un panno in microfibra e tutto torna nuovo!

Altra questione è l’assenza della stabilizzazione dell’immagine, presente invece sull’ammiraglia.
Il motivo principale è sicuramente dovuto alle dimensioni ridotte del corpo. Allo spazio disponibile nella calotta.
Anche qui, ho vissuto tanti anni senza e, onestamente nelle situazioni in cui mi sono confrontato, la cosa non mi è mancata affatto… non è certo impossibile fare immagini senza stabilizzazione!
Forse per il video potrebbe risultare più necessario ma non essendo il mio focus non mi posso pronunciare.

Sicuramente in un futuro prossimo, come spesso accade, lo sviluppo dei materiali e nell’ingegnerizzazione dei processi ci permetterà di miniaturizzare i meccanismi e rendere tutto possibile. Visto che ci troviamo ancora in ambito di utilizzo e che il design ha modificato radicalmente l’ergonomia e l’usabilità, di seguito farò qualche considerazione su questo aspetto. Come abbiamo visto, eliminando ogni appiglio e forma, tenere in mano X-E4 potrebbe apparire arduo. Invece per merito della texture dello stesso corpo e al tempo stesso del peso davvero contenuto, la macchina si maneggia decisamente bene anche per chi ha mani abbastanza grandi come nel mio caso. L’utilizzo di un cinturino da polso ci permette di stare più sereni soprattutto in situazioni di movimento o con mani non perfettamente asciutte, purché sia montato un obiettivo compatto.

In ogni caso, l’estremo processo di ridimensionamento del corpo della macchina non ha impedito di dotarla di accessori (di serie) molto utili e funzionali che vanno incontro agli utenti più esigenti: il supporto per il pollice TR-XE4 e il grip con impugnatura MHG-XE4. Effettivamente questi accessori migliorano la presa in generale, soprattutto se si usa la macchina per molte ore oppure se si ha la necessità di utilizzare lenti più corpose e più pesanti.

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Da qui in avanti scendiamo ancora più in profondità… pronti all’immersione!

Abbiamo visto come a volte i compromessi possano essere solamente un retaggio dovuto alla pigrizia di non voler evolvere ma uscire per un solo istante dalla nostra zona di confort magari ci può regalare nuove emozioni!

In questa ultima parte del viaggio invece esploreremo ciò che per certi versi conosciamo già e che rappresenta il punto di forza ed il cuore del mondo mirroless Fujifilm.

Rispetto alla release precedente, X-E4 porta con sé molti aggiornamenti, il più importante dei quali abbiamo visto è l’ultimo sensore X-Trans da 26 MP e il processore X Quad-Core 4.
Questo significa che la qualità dell’immagine e le prestazioni di questa 4°versione X-E sono al momento il top che Fujifilm ha da offrire nella Serie X.
Quest’ultima versione del sensore ha una qualità dell’immagine davvero alta; ha un ISO di base nativo di 160 (inferiore a 200 dell’X-E3) e velocità di lettura ultrarapide che consentono all’X-E4 di scattare immagini fino a 20 fps con l’otturatore elettronico (o 30 fps se si sceglie per un ritaglio 1,25x).
Con l’otturatore elettronico, infine, si arriva a 1/32.000 di secondo, il che è utile per immagini a tutta apertura in pieno giorno.

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Il processore quad-core inoltre interpreta a pieno il detto: “la potenza è nulla senza controllo”, infatti è il cuore gestionale di tutte le informazioni della fotocamera. La sua velocità non ti fa rimpiangere che sia abbinato ad uno slot UHS-I nonostante siano già in commercio le versioni UHS-II. Infatti per l’utilizzo per cui la macchina è stata pensata, utilizzare schede UHS-II è assolutamente eccessivo.
Sono notevolmente migliorate le prestazioni dopo l’implementazione del sistema di messa a fuoco automatica che ha una copertura a rilevamento di fase che si estende quasi fino ai bordi del fotogramma, come anche l’interfaccia di tracciamento del soggetto.

E’ arrivato il momento di mettere un punto su quanto fin qui detto.
In definitiva, X-E4 è una fotocamera dalle molteplici qualità, sopratutto per chi è sensibile al cambiamento ed è in grado di adattarsi.
Per Fujifilm si tratta della più piccola del marchio con obiettivi intercambiabili ed è una ottima scelta per i fotografi di viaggio, di strada ed in generale chiunque cerchi eleganza e portabilità in una soluzione anche espandibile.
La X-E3 precedente era minimale. X-E4 è sicuramente ancora più estrema, nella sua nuova essenzialità.
Ha lineamenti decisi e netti.
Diciamo una macchina fotografica che va dritta al punto.
Una volta trovati i giusti settaggi, diventa tutto intuitivo, a portata di mano e di facile utilizzo.
Proprio quest’ultimo aspetto è interessante; in barca normalmente gli equilibri sono sempre precari e mutevoli.
Durante la navigazione c’è sempre qualcosa da fare e quando ci si muove il motto è “una mano per te ed una per la barca!”
Questo significa avere sempre una mano libera per evitare di cadere, inoltre avere cose appese al collo diventa anche pericoloso. Detto ciò, le tasche (su pantaloni e giacche) diventano uno “must have”.
Se voglio fare qualche immagine durante i viaggi, l’unico modo è avere una camera piccola e potente infilata in tasca!
Utilizzare questa X-E4 mi ha dato un qualcosa in più! Poter tenere in cabina anche lenti differenti (come in questo caso l’XF18mm F1.4 LM R WR), per occasioni più tranquille o particolari.
La versatilità quando si viaggia è il primo comandamento e la X-E4 lo veste a pieno.

Quando ho iniziato a fotografare dalla barca con ottiche fisse, ho avuto subito la consapevolezza di dovermi adeguare a ciò che le situazioni mi concedevano.
“Non c’è nulla da fare…il mare alla fine ti rimette sempre al tuo posto!”
Al contrario di quando sei a terra, qui muoversi per modificare le distanze e le prospettive è spesso impossibile e bisogna gioco forza tirare fuori il meglio da ogni situazione.
La vita in mare insegna che ci sono situazioni in cui il tuo contributo è totalmente ininfluente!
Essere testimone è già il più grande privilegio…

Quindi, in conclusione… cosa rimane tra le ceneri? Beh, direi senza dubbio una promessa rinnovata!
La ri-nascita di una nuova Fenice!