03.07.2020 Giorgio Cravero

PROJECT REAL: Giorgio Cravero x GFX100 FW Ver 2.00

Giorgio Cravero

Giorgio Cravero è nato nel 1975 a Torino, dove vive e lavora. Laureato in Comunicazione visiva all’Istituto Europeo di Design, inizia la sua carriera occupandosi di fotografia d’architettura e still life.
Esperto di fotografia tradizionale analogica e di fotografia digitale, grazie alle nuove tecnologie ama connettere le due diverse tecniche in modo da enfatizzare e comunicare il suo modo di percepire la realtà, privilegiando la luce nelle sue significative declinazioni per interpretare spazi, forme e materiali.
Nel 2012, dopo averne fatto parte come socio, diventa titolare di Studio Blu e da subito, rispettandone la storia e la tradizione professionale, lo innova con una costante ricerca attraverso l’uso creativo degli strumenti informatici in relazione agli attuali canali mediatici.
Oltre alle realizzazioni fotografiche si dedica a produzioni video, creando un team di collaboratori in grado di fornire un linguaggio visivo declinabile sui più diversi mezzi di comunicazione. Una struttura capace di gestire i progetti dalla creatività alla produzione fino alla postproduzione, concentrandosi maggiormente su specifiche tipologie di immagini quali beverages e food.
Nel 2016 vince il prestigioso premio internazionale biennale Hasselblad Masters Award per la categoria Still life, diventando così il primo italiano ad aggiudicarselo per quella categoria.

Abbiamo avuto l’opportunità di testare in anteprima il nuovo Firmware per GFX 50R/S e GFX100. Tra le varie novità e miglioramenti, ci siamo concentrati in particolare sulla nuova funzione automatizzata per il Focus Bracketing (o Focus Stacking, più comunemente), testandola su GFX 100, ammiraglia del Large Format.

Prima di addentrarci nei dettagli, ci tengo a sottolineare quanto questo aggiornamento sia l’ulteriore testimonianza di un progetto di sviluppo che, raggiunti i vertici per qualità tecnica e tecnologica (traguardo non facile nel mercato odierno), allarga la sua visione puntando sulla versatilità e semplicità di utilizzo, lasciando il fotografo libero di concentrarsi sugli aspetti creativi del lavoro, quelli fondamentali.

Ma torniamo al Focus Bracketing.

Nell’universo del medio e del grande formato, l’incremento della qualità dell’immagine, anche ottenuto grazie alla dimensione maggiore del sensore (in aggiunta ad altri elementi), ha sempre comportato maggiori difficoltà nella gestione della “profondità di campo”. Questo limite può essere parzialmente superato lavorando con un “banco ottico” tramite i movimenti di camera. Spesso è sufficiente, ma in ogni caso prevede l’utilizzo di attrezzatura ed ottiche (ed esperienza) che non tutti hanno, o hanno voglia di avere.

Il Focus Bracketing, in breve, è la soluzione illimitata del problema. Si decide il punto più vicino di messa a fuoco, quello più lontano (ecco perché è senza limiti), e si scattano un numero sufficiente di immagini per coprire tutta la “profondità di campo” scelta, e le stesse verranno poi unite in postproduzione in un unico file. L’operazione è delicata, se “mancassero dei fuochi” infatti non si riuscirebbe a “montare” il file finale, e naturalmente il numero di immagini necessarie è vincolato alla scelta del diaframma.

Grazie al nuovo firmware, tutti questi calcoli vengono gestiti in maniera automatica dalla fotocamera stessa. Selezionata la funzione di Focus Bracketing dal menu, ci viene richiesto con quale intervallo di tempo vogliamo scattare le immagini (fondamentale per non “stressare” inutilmente i flash, ma anche in caso di tempi di esposizione maggiori di 1 sec., probabile con luci continue), poi si passa alla selezione dei due punti di messa a fuoco, quello più vicino e quello più lontano (consiglio: se attivate la funzione avendo già fatto il fuoco più vicino, verrà automaticamente selezionato come punto A), si salva e si è pronti a scattare. Con una singola pressione del pulsante di scatto, GFX scatterà tutta la sequenza di immagini necessaria a coprire la “profondità di campo” che avete scelto, calcolata in base al diaframma che avete impostato ed ogni immagine verrà scattata secondo l’intervallo di tempo selezionato. Senza errori, senza calcoli e gestibilissimo anche con la pressione tipica di un set commerciale.

Ma non finisce qui. Ricordate l’idea della versatilità? Tutto questo, ed esattamente nelle stesse modalità, può essere gestito unicamente in camera (salvataggio su schede interne), oppure in tethering, sia con il plug-in Fujifilm, sia con Adobe Lightroom, sia con Capture One (che fa parte del nostro flusso di lavoro abituale). In qualunque modo lavoriate, insomma, si può fare.

Come l’abbiamo testata: quando ci è stato commissionato questo progetto, le preoccupazioni legate alle tempistiche ed alla produzione durante il periodo di Lockdown, sicuramente non aiutavano, abbiamo comunque cercato di scegliere una varietà di soggetti, per approfondire ogni aspetto. L’utilizzo del colore di sfondo è l’elemento legante, mentre la scelta dei soggetti ha previsto la partecipazione di alcuni Clienti, l’utilizzo di oggetti personali (le scarpe sono quelle che utilizzava mio padre nelle gare di atletica, hanno quasi 60 anni) e perfino la realizzazione di un bosco di olmi Bonsai, facendolo diventare una foresta immaginaria per l’occasione.  

Usando quasi sempre ottiche diverse, abbiamo sfruttato l’occasione per provare il GF50mm F3.5, il GF63mm F2.8 (che Fujifilm ci ha “avventurosamente” spedito per l’occasione), in aggiunta al GF32-64mm F4 ed al GF120mm F4 Macro che usiamo abitualmente. Abbiamo anche provato su tutte le ottiche (tranne il GF120mm) il tubo di prolunga MCEX-18G.

Per lo scatto dell’anello abbiamo realizzato uno Stacking da 129 immagini (con file da 100 mp a 16 Bit), anche se abbiamo poi scelto una variante perché la troppa profondità di campo e l’enorme ricchezza di dettaglio, distraevano troppo lo sguardo dal soggetto.

Spesso abbiamo cercato dei punti di vista inusuali, prospettive estreme, che hanno reso molto divertente tutto il lavoro, nonostante i ritmi pressanti. Alessandro ed io scattavamo un soggetto al giorno, lavorando contemporaneamente alla creatività ed al set, mentre Ivan, in remoto, seguiva la postproduzione lavorando su Capture One prima, montando le immagini in Helicon Focus (software scelto per il montaggio delle immagini sulla base della miglior qualità ottenuta) e poi finalizzando la postproduzione in Photoshop, secondo il normale flusso di lavoro. Il trasferimento dati quotidiano si aggirava su una media di 50/60 Gb.

Per le riprese del backstage, realizzato interamente in 4k, ed in collaborazione con LMC Vision, abbiamo utilizzato due Fujifilm X-T3, con ottiche proprietarie e “specialistiche”, e l’intervista è stata filmata con GFX 100. Le tecnologie coinvolte nel progetto sono state davvero tante e di ogni genere, rendendolo molto stimolante, tutto doveva funzionare alla perfezione, e così è stato, ad ulteriore testimonianza dell’affidabilità di tutta l’attrezzatura.

Concludendo, è stata una bellissima opportunità, che oltre a testare con pieno successo il nuovo firmware, ci ha permesso di sperimentare molto, sia dal punto di vista creativo che tecnico. Un grazie particolare a Molecola, Skinlabo e DelBac Bonsai per averci aiutato ed assecondato con fiducia, senza mai dimenticare Fujifilm, la loro costante collaborazione è preziosa.