04.09.2020

Ilario Piatti: fotografia di architettura a Salerno

Fotografare la stazione marittima di Salerno dell’architetto Zaha Hadid è stata un’esperienza affascinante.

Sono rimasto sorpreso nel vedere questa struttura contemporanea che, con il suo stile fluido, si erge in netto contrasto con la complessiva architettura della cittadina salernitana. Armato del mio treppiedi e della fidata FUJIFILM X-T3, mi sono lasciato trasportare dalle curve della struttura illuminata da una luce del tardo pomeriggio di un caldo autunno.

Abituato a scattare con lo splendido Fujinon XF10-24mmF4 R OIS, ho voluto mettere alla prova il grandangolare Fujinon XF8-16mmF2.8 R LM WR: con i suoi soli 8 mm di lunghezza focale minima, esso mi ha permesso di immortalare una visione della struttura insolita.

Dopo ho effettuato le classiche fotografie della struttura vista dai 4 lati: la principale rampa d’ingresso alla struttura, il rapporto tra essa e il parcheggio circostante e il rapporto tra la banchina e l’architettura. Mi sono concentrato su quello che è l’elemento più caratterizzante di questa costruzione: la passerella che connette in maniera fluida l’approdo marittimo allo scalo.

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Questa fluidità è alla base dell’architettura di Zaha Hadid, che non crea stanze classiche, ma progetta gli spazi per fare in modo che i visitatori siano invogliati a muoversi e spostarsi all’interno degli edifici.

Questa caratteristica viene portata all’estremo proprio nella passerella che crea un percorso lungo, come se l’architetto volesse rallentare il flusso di approdo.

Mi sono quindi voluto concentrare proprio su questo elemento: ho deciso di inquadrare la struttura dal basso verso l’alto, posizionando la fotocamera ad un’altezza di circa 40 cm dal suolo e grazie all’elevato angolo di campo della focale a 8mm, ho isolato la passerella dal resto della struttura sullo sfondo azzurro del cielo.

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La luce calda del sole al tramonto mi ha aiutato a mettere in risalto le curve disegnate dall’architetto, anche grazie al riflesso sul cemento chiaro. Sono andato quindi alla ricerca della massima pulizia ed essenzialità rendendo le foto molto grafiche ed astratte, ma allo stesso tempo, mettendo in evidenza la capacità dell’architetto di plasmare il cemento seguendo i tratti del suo progetto.

ILARIO PIATTI