02.04.2021

Daniele Molineris: Il Large Format in alta quota

La medio formato si usa in studio, lo sanno tutti, e se non in studio si usa in location comode con soggetti fermi e situazioni controllate. Io mi occupo di Outdoor Sports ed è per questo che ho voluto provarla.

Quando ho letto le prestazioni di GFX100 sulla carta sembravano davvero buone, tanto da poter pensare di usarla anche nel mio settore, e siccome sono uno che, quando tutto va bene, cerca di incasinarsi la vita, ho voluto provarci.
Ho utilizzato la fotocamera per qualche settimana, insieme al GF23mm, il GF120mm, il GF250mm ed il GF32-64mm, sia in studio che all’aperto e i risultati sono stati al di sopra delle aspettative.

In studio è esattamente come me l’aspettavo. Utilizzo già GFX50S ma qui il file è più grande e ricco e, di conseguenza, pesa anche parecchio di più, ma per chi come me ha necessità di stampare in grande formato, i suoi 100 megapixel sono veramente una goduria.
Se dovessi utilizzarla esclusivamente per gli still life probabilmente incollerei il GF120mm Macro e non lo toglierei più dalla macchina perché insieme sono un’accoppiata perfetta e questa focale, macro, è ideale per questo tipo di immagini.

Ma se in studio già sapevo che sarei cascato in piedi, ho provato a portarla fuori per metterle un po’ di pressione.
Erano in programma 4 giornate di shooting, divise tra Mountain Bike e Bici da Corsa, intervallate da due giornate di pausa tra Canazei e Silvaplana, così ho chiamato il mio amico Giuliano, che abita proprio nel mezzo, e ci siamo organizzati per poterla testare.
Pensavo di usarla solo con lui, per provarla con un po’ di tranquillità e perchè non avevo ancora quegli automatismi che ho con le macchine fotografiche che uso abitualmente e invece mi son ritrovato con GFX100 in mano anche negli altri giorni. Il feeling è stato immediato.

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Ci siamo svegliati prima del sole e abbiamo scattato fin dopo il tramonto, mi sono concentrato su azioni che conosco e che trovo più familiari raccontare, ho provato a spingerla fuori da quella che so essere la sua comfort zone, e forse non le sono stato nemmeno simpatico.
L’ho portata in bici con me ai laghi di Cancano e abbiamo aspettato il sole sopra il passo dello Stelvio, abbiamo preso pioggia, un po’ di freddo e qualche fiocco di neve. Per me l’attrezzatura migliore è quella che non ti crea problemi, quella che puoi usare senza pensarci troppo e fortunatamente con GFX100 ho potuto concentrarmi esclusivamente sulle fotografie e non sull’utilizzo della fotocamera.

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Il corpo macchina è grande ma sottile, molto simile, nell’ingombro, a quello delle reflex di punta di altre case produttrici che utilizzavo come corpo principale, ma quello Fujifilm è comunque più leggero. Gli obiettivi, per forza di cose invece, sono più grandi e nello zaino a volte si sono fatti sentire, soprattutto quando dovevo spostarmi in bicicletta.
La cosa che temevo di più in realtà, per il mio tipo di fotografia, era l’autofocus.
Temevo che non riuscisse a seguire il soggetto, soprattutto con scarsa illuminazione e invece l’ha fatto, e l’ha fatto anche bene. L’ha fatto seguendo una bici controluce che avanzava nella mia direzione, e questo è stato sufficiente per capire concretamente le sue capacità.

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Quindi l’autofocus funziona, segue il soggetto, è sufficientemente veloce, magari non è sempre preciso nelle condizioni più difficili ed estreme, ma l’ho usato senza preoccuparmene, e per me il mio test poteva anche finire qua.

GFX100 ha anche una buona raffica che permette di scattare più fotogrammi della stessa azione e poter scegliere il migliore in un secondo momento, che nello sport è importante. Non è una raffica veloce come le fotocamere dedicate all’ambito sportivo, ma pensare di riuscire a scattare così velocemente file così pesanti e ricchi di informazioni e dettagli, è impressionante. A tratti fai fatica a crederci.

Quello che la rallenta un po’ il tutto è il buffering e dopo una decina di scatti in sequenza la camera rallenta e riprende fiato, per poter salvare tutti quei mega.
Nelle ore più buie ho sentito un po’ la mancanza di luminosità delle lenti e scattare ad F/4 ha fatto sì che dovessi aumentare forzatamente gli ISO, scoprendo così di avere in mano un Large Format che sa gestire bene anche il rumore.
Il GF250mm è una lente che si fa sentire ma che non toglieresti più, tutte mi hanno convinto per la loro nitidezza, anche a tutta apertura.

Tornato al computer, la prima cosa che fai appena scarichi le foto è iniziare a zoomare. Ingrandisci all’infinito per vedere tutti i dettagli e diventa quasi un gioco cercare qualcosa che è entrato nel fotogramma, senza che nemmeno ci avevi fatto caso.
La cosa che mi ha sempre sorpreso del sensore Fujifilm è la resa della gamma dinamica, sicuramente la più estesa con la quale io abbia mai lavorato, il che permette di lavorare i file partendo da una base ricca di informazioni.
Certo, ogni RAF pesa 200Mb, le schede di memoria e gli hard disk si riempiono in fretta e il mio MacBook Pro ha iniziato a soffiare come una locomotiva durante l’editing, soprattutto quando ho provato a montare alcune panoramiche. Diventa quindi importante farsi trovare preparati ed attrezzati per la gestione del proprio workflow.

GFX100, Large Format Fujifilm, funziona bene e funziona bene anche nello sport.
Specialmente per chi, come me, fa fotografia sportiva votata ad un uso più commerciale. Quando allo shooting si può dedicare il tempo e lo spazio che servono, questa fotocamera è in grado di offrire risultati che vanno ben oltre le aspettative!

Attendiamo dunque un prossimo incontro con la nuovissima GFX100S. Ne vedremo delle belle, questo è sicuro!

DANIELE MOLINERIS