Luca Locatelli
Luca Locatelli è un fotografo e visual storyteller.
La sua ricerca si concentra sulle interazioni tra cultura, scienza e ambiente e in particolare modo
sui processi tecnologici e industriali promettenti e sostenibili per il pianeta.
Luca lavora a stretto contatto con scienziati, giornalisti, ricercatori e specialisti internazionali in
modo tale da contestualizzare e arricchire la sua ricerca visiva. Luca è un fotografo National
Geographic Magazine e collabora spesso con testate internazionali quali New York Times
Magazine, Time, The New Yorker, Bloomberg Businessweek, Wired, Smithsonian, Stern, Geo
France, Geo Germany, Sunday Times Magazine, D di Repubblica e molte altre.
Negli anni i suoi lavori sono stati esposti in tutto il mondo e riconosciuti da premi internazionali
quali Aftermath Grant nel 2014, Nannen Prize 2017, World Press Photo Award 2018 – categoria
Ambiente e World Photography Organization 2018 – categoria Landscape.
The End of Trash – circular economy solutions
Luca Locatelli per National Geographic
Siamo di fronte a una produzione e ad un’estrazione di materie prime senza precedenti. Nella nostra corsa all’espansione per incrementare, alimentare e soddisfare le esigenze di quasi 8 miliardi di persone, nel 2018 sono stati movimentati 92,8 miliardi di tonnellate di merci.
Il grosso problema è ciò che succede a tutta questa merce dopo, una volta soddisfatte le nostre esigenze. I rifiuti sono la vera madre di tutti i problemi ambientali, in effetti.
Siamo in un periodo di transizione, in cui il mondo si sta risvegliando dalla necessità di trovare soluzioni per vivere in modo sostenibile sul nostro pianeta, e dove tutti si stanno rendendo conto che questo modello di economia lineare non è solo insostenibile per l’ambiente ma lo è per l’economia e le persone stesse.
Nel 2018 circa due terzi del materiale che abbiamo estratto dal nostro pianeta ci sono sfuggiti di mano.
Più di 60 miliardi di tonnellate di materiale sono andati persi, la maggior parte di essi è semplicemente sparpagliata e dispersa irrimediabilmente. La spazzatura di plastica si riversa nei fiumi e negli oceani; così anche nitrati e fosfati di campi troppo fertilizzati favoriscono la lisciviazione nelle falde acquifere. Un terzo di tutti gli alimenti marcisce, proprio mentre l’Amazzonia viene disboscata per produrre di più.
Pensa ad un qualsiasi problema ambientale, è probabile che sia collegato a una qualche forma di rifiuto.
È sempre più evidente che la nostra sopravvivenza è strettamente legata alla ricerca di soluzioni che non solo possano ridurre al minimo il nostro impatto sulla Terra, ma che possano consentirci di mantenere (e in alcuni casi raggiungere) una buona qualità della vita, i nostri posti di lavoro e la nostra struttura sociale.
Per sopravvivere su questa Terra, dobbiamo fare solo una cosa: smettere di buttare via e sprecare così tanto.
Di tutto ciò che utilizziamo, solo 8,4 gigaton rientrano effettivamente nel circuito di riciclaggio o di recupero. Tutto il resto è buttato, sprecato, perso.
Lo sviluppo dell’economia circolare mira a piegare il modo in cui facciamo le cose, in armonia con i cicli del pianeta. È un insieme di strategie, alcune già note, come il riciclo, il recupero, e altre nuove, come l’economia della condivisione e la rigenerazione, tutti servizi rivolti all’eliminazione degli sprechi.
L’economia circolare è la soluzione emergente per la transizione verso un futuro migliore, la sostenibilità con la finanza al centro: la fine dei rifiuti.